2106 PE 10 febbraio

Viene istituita la possibilità di promulgare leggi popolari, un primo risultato della protesta, anche se subito dopo venne evidenziato l’inganno tanto da additarla come una falsa vittoria. All’ultimo momento erano state modificate le percentuali che prevedevano l’approvazione senza l’intervento di alcuna lobby politica. Una polemica sedata in parte dal provvedimento gemello che prevedeva la trasparenza dei lavori di legiferazione: chiunque poteva partecipare alla discussione di una legge, anche se l’ultima parola spettava alle lobby politiche. La conferma delle accuse mosse dalla parte più radicale dei dissidenti si ebbe solo qualche tempo dopo, statistiche alla mano, dove si evinceva che il più degli interventi dei singoli cittadini venivano sistematicamente ignorati, nonostante la valenza di alcuni di essi.

(Anche le leggi popolari ben presto persero il significato che avevano all’inizio, dato che il quorum necessario perché potessero essere approvate senza il passaggio alle lobby politiche era dei due terzi degli aventi diritto al voto. Un traguardo pressoché impossibile, dato che il lavoro manuale gravitava ancora in larga parte sull’uomo e il tempo da dedicare a determinate mansioni rimaneva di fatto nelle mani di pochi, facendo snaturare la gran parte delle leggi popolari che sebbene superassero il 50% dei consensi avevano bisogno di un iter di approvazione che passava per le lobby)

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